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Guacamole e un cucù "conciliante"

Ieri è definitivamente finita la mia avventura in Altea.
In mattinata, per l'occasione, sono persino andata dal parrucchiere (no, dai, mica sono andata per quello!) e finalmente sono riuscita a fare il taglio che volevo da mesi. 
Sono tornata a casa, ho preparato il pranzo, ho fatto una doccia e dopo aver vestito la piccola ho guidato attraverso una città semi deserta, per raggiungere i colleghi "compagni di pranzo".
Ho bevuto un caffè veloce, al banco, (ma vista la sudorazione aggressive del momento, forse era meglio una camomilla) e tutti insieme ci siamo incamminati poi verso l'azienda.
Penso che Irene abbia visto troppa gente tutta insieme e da bimba adorabile qual è sempre stata, si è trasformata in "prova a toccarmi e mi incazzo di brutto" e non c'è stato verso di farle fare qualche incontro ravvicinato.
Poi mi hanno chiamato per sbrigare l'ultimo atto di questa saga snervante e non mi sono fatta remore a lasciare la piccola in compagnia di mamme, nonne, sorelle, tutto un book di possibili baby sitter che, in condizioni "normali", non avrebbero avuto difficoltà ad intrattenerla per una decina di minuti. Ovviamente ho sottovalutato il fiuto di mia figlia riguardo all'ostilità di quelle mura verso la sua adorabile mammina, tant'è che passati 3 minuti dall'inizio della lettura del verbale, ho sentito il suo pianto disperato.
Ho cercato di ignorare le strilla, ma lei non piange mai e se piange è perché il disagio è grande, quindi ho chiesto scusa e sono uscita dalla stanza.
Ovviamente ha smesso subito di piangere appena si è trovata tra le mie braccia, ma non mi è restata altra soluzione che portarla con me.
E' stata tranquilla per una decina di minuti, poi appena entrato il titolare (il perché fosse entrato nella stanza con oltre 10 minuti di ritardo non ve lo dico, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa), ha deciso che era il momento di scalpitare per fare tutt'altro che stare buona in braccio a me a giocare con gli evidenziatori. 
Si è alzata, ha cominciato a frugare nella borsa, mia e della conciliatrice, ha preso il mio telefono, è andata in fondo alla stanza è si è sdraiata per terra di fianco alla sedia del titolare e io che in teoria dovevo stare attenta a quello che veniva letto...

Poi all'improvviso spunta da dietro la sua sedia, sorride e fa CUCU'.

Che io l'ami è inutile dirlo, vero?


Per 4 persone
2 avocado
1/2 cipolla rossa
succo di 2 lime
sale e pepe
3/4 pomodorini datterini 

Sbucciare  gli avocado ben maturi e privarli del nocciolo, tagliarli in pezzi e metterli del mixer con mezza cipolla, il succo di lime, un pizzico di sale e una generosa grattata di pepe nero.
Frullare il tutto e aggiungere i pomodorini precedentemente tagliati in piccoli dadini.



Commenti

  1. Tua figlia è un genio! Sono sicura che se ti fossi trattenuta ancora un poco avrebbe cominciato a far pernacchie alla Croce Rossa (ed avrebbe fatto benissimo!).
    Ma parliamo della ricetta (che è molto più costruttivo) cominciando col dire che io NON AMO l'avocado. L'unico modo in cui riesco a mangiarlo (e mi piace pure, lo confesso) è il guacamole.
    Quindi: mi segno la ricetta e proverò a farla anch'io.
    Arrivederci a presto (prestissimo <3)
    Baci
    Nora

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